Continuiamo con i brevi commenti ai film del Festival realizzati dai ragazzi del COE che ne hanno curato la sottotitolazione, con il coordinamento di Laura Notaro.
In un cantiere qualsiasi, tre operai ricevono l’inaspettata e poco gradita visita del responsabile del settore, che li informa dell’imminente licenziamento di uno di loro.
Questo basta per far scattare nei tre muratori una lodevole solidarietà che, a dispetto della paura, della rabbia e dello sconforto per un futuro incerto, li aiuterà ad avere momentaneamente la meglio, al ritmo di battute incalzanti, dettate da una buona dose di ironia e furbizia, sulle minacce del responsabile di settore.
Il titolo del cortometraggio allude al mondo del Far West e la scelta di girarlo interamente in bianco e nero rispetta e sottolinea questo richiamo al passato: i più famosi film di Far West sono, infatti, per la maggior parte, in bianco e nero. Non si può certo negare che il mondo del lavoro, in questi ultimi anni, è diventato un teatro di battaglia… proprio come lo è sempre stato il Far West nel nostro immaginario.
Il bianco e nero, inoltre, accentua l’aspetto di universalità e di non-unicità della situazione inscenata. Non viene rappresentata una realtà particolare, al contrario: una realtà generica, diffusa un po’ ovunque, conosciuta, ordinaria. E ciò è confermato dalla scelta di ambientare i fatti in un cantiere indefinito, che potrebbe, per questo, trovarsi ovunque, risultando così il tipico e anonimo cantiere.
Calzante la colonna sonora: Nasty Letter, di Otys Taylor, evoca la lettera che, secondo il responsabile di settore, uno dei tre muratori riceverà.(Monica Luisa)