Io c’ero: Finestre sul Mondo

A 25 anni dalla prima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina vogliamo raccontarvi alcuni momenti di questa avventura: quelli che ci hanno più divertito e commosso, quelli da cui abbiamo imparato, quelli che ci hanno permesso di scoprire mondi e autori oggi sulla bocca di molti e allora sconosciuti. Le nostre voci principali sono quelle di Annamaria Gallone e di Alessandra Speciale, le due direttrici artistiche.

Invitiamo tutti a unirsi a noi in questo racconto collettivo, forse il primo realizzato da un festival di cinema, mandando un messaggio a festival@coeweb.org e indicando nell’oggetto “io c’ero“.

Eccoci nel 2000. La 10° edizione è l’ultima ad avere come cornice le Colonne di San Lorenzo. E’ uno spazio che abbiamo abitato con amore e siamo dispiaciute di sapere che non potrà più ospitare tutta la programmazione annuale di cui il Festival era il clou. Alessandra: “Abbiamo sempre animato lo spazio tutto l’anno e durante il periodo del Festival occupavamo tutta la zona: il Cinema De Amicis, il Centrale, l’Eliseo. Gravitavamo tutte le sere attorno al Circolo Entropia. Vi lasciamo immaginare i numerosi calembours generati dal gioco “Entro – pia, esco ….”

La vera svolta di quell’anno è la sezione “Finestre sul Mondo”: cominciamo a sentire l’Africa stretta e sentiamo premere la voglia di “sconfinare”, forse perché grazie alla nostra partecipazione ai festival internazionali entriamo in contatto con tanti mondi e modi della cinematografia che ci sembra un peccato escludere. Sconfinare in altri continenti, verso un cinema meno contaminato: vogliamo seguire gli autori occidentali che vanno a girare in America Latina, il cinema iraniano che sta attraversando il suo momento d’oro, le prime produzioni indipendenti cinesi…Aprire ”Finestre sul mondo” ci permette di fare entrare aria nuova.

Presentiamo Jia Zhang Ke – oggi è il più grande regista cinese: Still Life, 2006, Il tocco del peccato, 2013 – nel 2000 è uno sconosciuto che invitiamo a presentare il suo primo lungometraggio “Xiao Wu”, girato in 16 mm.

Con “Finestre sul mondo” muoviamo i primi passi che ci porteranno al Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina, che ufficializzeremo nel 2004.

“Non posso dimenticare – racconta Annamaria – che nel 2000 abbiamo in giuria Katayoon Shababi, nota distributrice cinematografica iraniana, amica e donna eccezionale. Katayoon ha contribuito a far conoscere e distribuire il cinema iraniano fuori dall’Iran e a renderlo così famoso nel mondo. E’ il nostro punto di riferimento per la cinematografia iraniana, di cui non possiamo fare a meno ancora oggi. Siamo stati in pena per lei quando 2 anni fa è stata imprigionata dal regime e abbiamo partecipato al movimento di liberazione che era nato in quell’occasione”.

Se da una parte il 2000 rappresenta la chiusura di una fase – l’addio a San Lorenzo – dall’altra ci ha portato all’apertura verso cinematografie extra-africane che ci danno maggiore respiro e che alimentano e soddisfano le nostre inesauribili curiosità. La novità del 2000 è anche l’apertura dello spazio Scuola e il nostro nuovo impegno educativo nei confronti dei bambini.

Alessandra: “mentre riguardo il catalogo del 2000 mi accorgo dei moltissimi errori che contiene, di tutti i tipi: attività inesistenti, nomi sbagliati, date casuali…mi chiedo che cosa fosse successo…non riesco a ricordarmi perché fossimo così sciroccati!”. Comunque…continua la nostra ricerca delle origini africane nel cinema caraibico e brasiliano. Nel 1999 avevamo presentato uno spaccato del cinema afro-brasiliano, nel 2000 il cinema afro-cubano…Ci apriamo alle collaborazioni internazionali e la nostre retrospettive del cinema della diaspora a Cuba e in Brasile vanno a Ginevra e a Parigi, con nostra grande soddisfazione per il riconoscimento che ci viene accordato.

Alessandra alza le sopracciglia e pensa al 2001 e a Florinda Bolkan in giuria. Perché c’era la Bolkan? Arrivò con la sua compagna e creò molto scompiglio. “Mi viene in mente – dice – che nel 1999 ospitammo ZeZè Motta, che Roberto Silvestri del Manifesto nella sua recensione definì come “il famoso travestito”. Leggemmo l’articolo incredule. Zezè un travestito brasiliano? Era vero? Era falso? Diventò il tormentone di quell’anno”. Nessuna prouderie eh! Non sarebbe da noi. Ma anche Silvestri…

Tornando al 2001: è stato un anno molto “africano” dal punto di vista biografico, condizionando questa 11esima edizione del Festival: sia Annamaria che Alessandra girano diversi documentari in Africa grazie alla collaborazione di RAI 3 e portano al Festival le loro esperienze. Inizia la fase in cui ci dedichiamo alla produzione e realizzazione di documentari, passiamo alla ricerca sul campo, in prima persona.

Alessandra: ”Avevo girato un documentario con una regista camerunese: “Fantacoca” sul tema delle donne africane che si schiariscono la pelle. Non sono più né Coca né Fanta, sono “Fantacoca”. Ho scoperto e seguito un mondo che non conoscevo sugli intrugli tossici che le donne africane usavano e usano per diventare bianche”.

Annamaria: “presentiamo “Dauda e la miniera d’oro” che ho prodotto in Burkina Faso con la regia del giovane Raso Ganemtore. Giriamo nell’inferno delle miniere sul confine del Ghana dove vengono sfruttati centinaia di bambini. Adamà, il piccolo protagonista, sogna di poter continuare gli studi. Dopo fatiche inenarrabili riesco a portarmelo in Italia, dove viene adottato in Puglia da una famiglia meravigliosa. Oggi, terminati brillantemente gli studi, è stato il primo afro/italiano a prestare servizio civile in Camerun in un progetto del Coe. Una fiaba a lieto fine, oggi sempre più rara”.

La copertina del catalogo del 2001 conferma la nostra migrazione verso mondi altri dal consueto: l’immagine richiama vagamente elementi dell’arte africana, ma migra a sua volta verso forme più astratte. Tutta l’impostazione gravita attorno a 2 concetti fondamentali: quello di Cinema Nomade e quello di Cinema Meticcio. L’idea di Cinema Nomade in cui vogliamo identificarci è quella di un cinema che rifiuta ogni caratterizzazione geografica, così come quella di Cinema Meticcio riflette la tendenza “errante” di tutto il cinema indipendente nel mondo.

A conferma della nostra insofferenza per tutte le definizioni: “etnico”, “nero”, “africano”…, invitiamo al Festival Marie Binette, regista bretone che del tutto casualmente scopre di avere origini nere e che diventa il nostro simbolo, con il suo film “Nero come”.

Gli sconfinamenti di cui siamo alla ricerca si ritrovano anche nei registi che invitiamo in questa 11esima edizione: Rachid Bouchareb ci porta a New York nel quartiere di Little Senegal, con il film omonimo, interpretato da Soutigui Kouyaté. E Raoul Peck, grande regista haitiano, con il suo film girato in Congo: un biopic sulla vita di Lumumba.

Siamo nel 2002 con la 12 esima edizione. Come non poteva tirare aria di cambiamento con quello che era successo pochi mesi prima: l’11 settembre 2001? La sezione FINESTRE SUL MONDO prende sempre più piede, al punto di diventare il focus del Festival e da essere accompagnata da una pubblicazione a parte, dedicata: “UN POSTO SULLA TERRA. Cinema per (r)esistere”. Ci spostiamo verso i luoghi del conflitto che da locale è diventato globale. Ci concentriamo sul Medio Oriente, per indagare meglio quello che sta succedendo e che tutti coinvolge. Non selezioniamo più solo film di attualità, ma cerchiamo con sguardo retrospettivo cineasti politicamente impegnati, che ci aiutino a capire meglio condizioni umane e sociali fino ad allora sconosciute ai più.

Compaiono nella nostra selezione l’israeliano Amos Gitai con “Kadosh” e “Yom Yom”, il siriano Omar Amiralay con “Il y a tant de choses encore à raconter”, il palestinese Michel Khleifi con “Il cantico delle pietre” e “Nozze in Galilea”. Decidiamo di presentare il libro “UN POSTO SULLA TERRA” da Feltrinelli e commettiamo l’errore di invitare a parlare troppi registi. Questo errore è la rappresentazione del nostro bisogno di combattere la paura, di dar voce a tutti, di considerare la cultura e il cinema uno spazio di libera espressione. Capiamo come questo sia importante per gli artisti arabi.

(Alessandra Speciale e Annamaria Gallone)

Barbara Bobulov 2000

Barbara Bobulov 2000

Danza sul palco 2000

Danza sul palco 2000

Elda 2000

Elda 2000

Giuria sul palco 2000

Giuria sul palco 2000

Jessik 2000

Jessik 2000

Mahamat Saleh Haroun premiazione 2000

Mahamat Saleh Haroun premiazione 2000

Raso 2000

Raso 2000

Rassegna Stampa 2000

Rassegna Stampa 2000

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