In sala 300 ragazzi di vari istituti di scuola media. Brusio. Qualche risata. Atmosfera da gita. Facce sveglie. Timore tra di noi. Una cinematografia alla quale non sono abituati. Un film lento. Gli piacerà? Inizia il film. Magia. L’attenzione si catalizza sullo schermo e il brusio discontinuo si trasforma in un’alternanza di silenzi e commenti collettivi. La sensazione è quella di una melodia prodotta da 300 strumenti diversi che si plasmano insieme in un movimento armonico. È andata, gli è piaciuto, e ci si può lavorare.
Alla fine della proiezione l’incontro con la protagonista, Alessandra De Rossi. Tantissime le domande, molto interessanti le risposte. Dall’incontro con la giovanissima Alessandra, ormai una star nelle Filippine, traspare tutta la valenza politica di quella che al primo sguardo può sembrare una favola ambientata in luoghi remoti. “Lo spaventapasseri è il simbolo del potere, che realmente non si muove, ma che c’è, e fa paura” dichiara l’attrice; e ai ragazzi stupiti dalla trama spiega “ci sono due classi sociali nelle Filippine, i ricchi e i poveri, i ricchi hanno tutto, i poveri solo la loro reputazione“. Un film girato in 9 giorni – dalla mattina alle 5 alla sera alle 7, per risparmiare sul budget – dichiara la protagonista; un film ricco di contenuti alti e altri, ambientato in ambienti affascinanti, che presenta un messaggio valido, oggi, in qualsiasi parte del mondo. E l’empatia e l’interesse dei ragazzi non più esserne che una conferma.
Testo di Alice Pecoraro (Spazio Scuola Festival). Foto di Simone Filpa e Carlotta Alberti