Non solo cinema al 29° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (23-31 marzo 2019)! Il ricco programma di questa edizione, come da tradizione, presenta iniziative ed eventi extra cinematografici ispirati alle culture dei 3 continenti.
Ormai da più di 10 anni, il FESCAAAL indaga la scena artistica di Africa, Asia e America Latina, non solo attraverso il cinema ma anche attraverso le altre arti, come la fotografia, promuovendo per ogni edizione le mostre al Festival Center.
La mostra 2019: Maggic Cube by Adji Dieye
15 foto inedite, presentate in un suggestivo allestimento tematico, che offrono un ritratto, analitico e creativo, di un vero e proprio fenomeno sociale ed economico: la diffusione di prodotti alimentari occidentali esportati e venduti sul mercato africano.
Adji concentra la sua analisi su uno di questi, i dadi da cucina, e crea “Maggic Cube”, un marchio fittizio che diventa l’espediente narrativo per sviluppare un percorso espositivo che costringe il visitatore a prendere coscienza di una dinamica che ha alterato le tradizioni alimentari locali, al punto da trasformare un prodotto industriale occidentale in uno degli ingredienti fondamentali della cucina senegalese e di tutta l’Africa occidentale.
Il dado magico diventa, quindi, oggetto-soggetto di una vera e propria campagna commerciale, costruita ispirandosi alle persuasive e invasive tecniche di comunicazione e marketing, quotidianamente utilizzate per vendere nei mercati, nelle strade di Dakar, del Senegal o di qualsiasi altra città o villaggio della regione.
Il “Maggic Cube” viene evocato in modo quasi ossessivo in ogni immagine, i colori del suo packaging, il rosso e il giallo, diventano pattern, tessuti e sfondi, potenti e ingombranti, sui quali si stagliano i ritratti: soggetti, prevalentemente femminili, in pose immobili e standardizzate, che appaiono rigidi, privi di una vera autonomia di movimento o di scelta.
Un progetto ambizioso quello della giovane fotografa italo-senegalese, classe 1991, che con Maggic Cube trasporta il visitatore indietro nel tempo, dentro gli studi fotografici in voga negli anni ’60 e ‘70 in Africa occidentale, dedicando un omaggioalla tradizione fotografica di artisti come Seydou Keïta, Mama Casset, Malick Sidibé e Sory Sanlé.
La mostra è curata da Maria Pia Bernardoni dell’African Artists Foundation e curatrice di Lagos Photo Festival.
La mostra Maggic Cube sarà inaugurata sabato 23 marzo, alle h. 17.30, in occasione dell’apertura del Festival Center del 29° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Intervengono l’autrice Adji Dieye, e la curatrice Maria Pia Bernardoni. Segue visita guidata e cocktail.
L’evento è proposto nell’ambito del progetto CAM ON!, promosso da Associazione COE e finanziato da AICS. In collaborazione con LagosPhoto Festival.
Ingresso gratuito.
#IAmAnas, storia di un giornalista d’inchiesta senza volto
Anas Aremeyaw Anas è un pluripremiato giornalista investigativo nato alla fine degli anni settanta nel nord del Ghana. Si laurea prima in giornalismo e poi in legge ed approda al The New Crusading Guide di cui diventa caporedattore. Collabora con BBC e Al Jazeera e ha fondato la casa di produzione Tiger Eye PI.
Il suo motto è “name, shame and jail”, è specializzato in indagini su corruzione e violazione dei diritti umani che conduce sul campo in prima persona con i suoi collaboratori.
Più di cento persone sono state arrestate o sospese dai loro incarichi grazie alle sue inchieste.
La videoinstallazione è un omaggio al geniale mondo di Anas attraverso video inchieste, foto, interviste e animazioni.
La sua vita potrebbe sembrare la trama di un film, ma invece è pura realtà.
Anas non è un semplice giornalista. È molto di più di questo. Anas è uno sceicco, un prete, un venditore ambulante, una anziana signora, un uomo d’affari, un mozzo su un peschereccio, un poliziotto e una roccia nella foresta. Questi sono solo alcuni dei suoi travestimenti attraverso i quali conduce le sue indagini. Nessuno conosce il suo volto e la sua identità. Anas è un camaleonte e un’icona pop. La maschera di perline che indossa nelle uscite pubbliche è diventata un simbolo della lotta alla corruzione.
Fonte di ispirazione per le nuove generazioni di giovani africani, Anas è stato ringraziato pubblicamente anche da Barack Obama per la sua lotta ed il suo impegno, in occasione della sua ultima visita in Ghana da presidente.
A cura di Simone Sapia e Leonardo Paone.
Ingresso gratuito
A Friend, un’installazione ambientale
Il Festival Center quest’anno si fa notare anche dai passanti più distratti. Infatti la nostra ormai storica sede del Casello Ovest di Porta Venezia è parte del work in progress dell’installazione ambientale, A Friend dell’artista ghanese Ibrahim Mahama, che durante il corso del Festival realizza un’opera che coinvolge entrambi i Caselli Daziari.
L’installazione di Mahama vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia, quel luogo di passaggio che definisce l’interno e l’esterno, il sé e l’altro, l’amico e il nemico. Commissionata dalla Fondazione Nicola Trussardi e prodotta in collaborazione con miart, l’installazione A Friend sarà ultimata e inaugurerà il 2 aprile in occasione dell’Art Week milanese.