Come ormai da alcuni anni il Festival dedica una particolare attenzione al mondo arabo. Abbiamo iniziato nel 2007 e nel 2008 con la sezione “Settimana Arabica” (selezione di film recenti della produzione araba) e una sezione speciale che mostrava la rappresentazione del terrorismo nei media arabi, per poi continuare nel 2009 con “Al Jazeera, l’occhio arabo sul mondo” che indagava, attraverso reportage e programmi tv, come i media arabi rappresentano l’Occidente.
L’anno scorso erano ancora in corso le rivoluzioni quando abbiamo mostrato le prime immagini provenienti da Tunisia ed Egitto nella sezione “Mondo arabo, segnali da una rivoluzione contagiosa”, con registi tunisini ed egiziani presenti al festival (Nouri Bouzid, Ahmad Abdalla, Fadhel Jaibi) ancora increduli ed eccitati dalla profonda cesura che li obbligava a ripensare al loro ruolo non più all’“opposizione”, ma complici di una nuova rappresentazione del loro paese.
Queste rivoluzioni contemporanee sono supportate e alimentate come mai prima dalle immagini digitali, per la prima volta i grandi eventi storici diventano esperienze a cui possiamo assistere quasi “in diretta” grazie alle videocamere onnipresenti. Nella sezione di quest’anno Mondo arabo Atto II abbiamo raccolto altri lavori incentrati sulle rivoluzioni che completano il quadro solo accennato l’anno scorso sulla spinta dell’urgenza e ne rivelano aspetti meno evidenti.
Alcuni film che mostreremo sono stati realizzati da registi italiani come lo straordinario Tahrir – Liberation square di Stefano Savona che porteremo per la prima volta a Millano (il film è andato in onda il 24 gennaio sulla Rai all’ora improponibile dell’una e mezza di notte e pensiamo meriti un miglior trattamento nel nostro Festival) e I nostri anni migliori di Matteo Calore e Stefano Collizzolli che hanno incontrato i giovani tunisini sbarcati a Lampedusa nei giorni successivi alla rivoluzione.
Oppure da registi arabi come il saggio di fine studio Omar Ali della giovane egiziana Yara Lofti che vede la rivoluzione attraverso la finestra di casa e dal punto di vista di una nonna che supporta i nipoti preparando il cibo da portare in piazza, e il cortometraggio algerino Demain, Alger? di Amin Sidi- Boumedine che riflette sulle nuove rivoluzioni ricordando la sollevazione del popolo algerino del 1992.
Ma anche prima della rivoluzione c’erano registi che facevano presentire l’esasperazione, l’ebollizione che avrebbe portato tutti in piazza. Nel dicembre del 2010 , pochi mesi prima di Piazza Tahrir, vinceva il Festival Internazionale del Cairo un film egiziano di un regista, Khaled El Haggar, che dopo un inizio di carriera molto promettente si era dato al cinema egiziano più commerciale.
Con quest’ultimo film unisce pubblico e critica, realizzando un grande romanzo popolare nelle baraccopoli di Alessandria che porta con sé tutta l’angoscia e la disperazione di una società allo sbando. Il film s’intitola El Shoq (Lussuria) e sarà l’Opening film del Festival in prima italiana il 19 marzo all’Auditorium San Fedele.