Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina aderisce alle petizioni di Ipetition, Amnesty International e di Change.org, e fa suo lo slogan #BringBackOurGirls (Rendeteci le nostre ragazze).
L’appello è rivolto al gruppo Boko Haram che la notte del 14 aprile ha rapito 300 studentesse nigeriane, in nome di una cultura che vuole le donne (fin da bambine) mogli e schiave. Ma è rivolto anche a tutti i leader del mondo, compresi e soprattutto i leader dei Paesi “ricchi e civili”, perché è inaccettabile che i diritti delle donne continuino a essere calpestati.
Il Festival nasce non solo come manifestazione artistica, ma anche come occasione per svelare luci e ombre del cosiddetto terzo mondo, per farne conoscere la ricchezza culturale e la corsa verso il futuro, ma anche il persistere di situazioni drammatiche, guerre, povertà, discriminazione delle donne.
L’istruzione è il primo passo perché le popolazioni più sfortunate possano riscattarsi, lottare contro la fame, imparare a salvaguardare la salute, rendersi indipendenti e conquistare una vita dignitosa. E chi, se non le donne, in tutta la Terra, sono capaci di moltiplicare il benessere? Una donna istruita istruisce i propri figli, cura la famiglia, con il passaparola trasmette nozioni igieniche e sanitarie.
Il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America latina chiede che tutti i bimbi del mondo possano avere un libro. Per conoscere, per sognare, per crescere. È un loro diritto.