A 25 anni dalla prima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina vogliamo raccontarvi alcuni momenti di questa avventura: quelli che ci hanno più divertito e commosso, quelli da cui abbiamo imparato, quelli che ci hanno permesso di scoprire mondi e autori oggi sulla bocca di molti e allora sconosciuti. Le nostre voci principali sono quelle di Annamaria Gallone e di Alessandra Speciale, le due direttrici artistiche.
Invitiamo tutti a unirsi a noi in questo racconto collettivo, forse il primo realizzato da un festival di cinema, mandando un messaggio a festival@coeweb.org e indicando nell’oggetto “io c’ero“.
Ancora nella 6ª edizione del Festival non riusciamo ad abbandonare le tematiche legate alla cultura black e nel 1996 siamo sempre molto collegati al fermento della comunità afroamericana di Los Angeles, che nello stesso anno organizza a South Central un grande evento per celebrare la storia dell’Africa Nera. Pienamente sintonizzate proseguiamo qui con Rage in USA II: Black is beautiful è il filo conduttore tematico (e delle nostre vite…).
È l’anno in cui presentiamo anche “Keita, l’héritage du griot” del regista burkinabé Dani Kouyaté. Dani è figlio d’arte: suo padre, Sotigui Kouyaté, è l’attore di punta, collaboratore e amico fraterno di Peter Brook, con cui lavora recitando nelle sue imponenti opere drammaturgiche. E’ il primo attore africano di fama internazionale, noto per la sua figura carismatica. Girava sempre con un cappello da griot in testa e sosteneva che “dietro la telecamera c’è il moderno griot”.
“Une été a la Goulette” di Férid Boughedir merita di essere citato per almeno due motivi: il regista è anche un noto critico cinematografico che non nascondeva il suo interesse per il nostro Festival soprattutto per venire in Italia a mangiare gli spaghetti al pomodoro (molti registi africani ci hanno molto amato anche per la cucina italiana che tutti hanno apprezzato! La Goulette negli anni ’60 era un piccolo porto alla periferia di Tunisi dove convivevano in grande armonia genti di culture e religioni diverse: musulmani, ebrei, cattolici tra cui molti italiani. La Goulette era quindi un quartiere simbolo che, tra l’altro, ha dato le origini a Claudia Cardinale “la più bella italiana di Tunisi”.Tra i cortometraggi decidiamo di presentare “Puk Nini” di Fanta Regina Nacro, regista molto amata in Africa. Qui affronta il tema della seduzione femminile. Fanta è un donna audace che non teme di confrontarsi con temi non facili e socialmente rilevanti (famosa la sua battaglia per l’uso dei preservativi) mantenendo uno sguardo ironico che caratterizza tutte le sue opere.
Sempre nel 1996 presentiamo “Waati”, il film di Souleymane Cissé che purtroppo sembra averne decretato la fine. Con quest’opera ciclopica nel 1995 Cissé tenta di coronare il sogno di qualsiasi cineasta africano: realizzare un film panafricano che spazia dal Sudafrica alla Costa d’Avorio. Impresa impossibile. E sempre nel 1996, nella retrospettiva dedicata all’Algeria, non potevamo non presentare René Vautier, eroe algerino (anche se di origini francesi) che aveva combattuto per l’indipendenza dell’Algeria dal colonialismo e ne aveva documentato la lotta rivoluzionaria. Possiamo considerare la sua attività documentaristica di alto livello come la prima espressione del cinema indipendente algerino.
(Alessandra Speciale e Annamaria Gallone)